Читать онлайн Il regalo. Del vento tramontano fiabe italiane popolari / Подарок северного ветра. Итальянские народные сказки бесплатно

Il regalo. Del vento tramontano fiabe italiane popolari / Подарок северного ветра. Итальянские народные сказки

Предисловие

«Сказка ложь, да в ней намек – добрым молодцам урок!»

Как точно, тонко и кратко определил этот жанр великий русский поэт А. С. Пушкин! С детства знакомы всем его замечательные сказки, в основу которых он положил народную мудрость – фольклорные сказки.

Разного рода сказки, легенды, небылицы и фантазии есть практически у всех народов мира. В Италии их складывали и сочиняли устные сказители.

У итальянцев сказка тоже всегда неправда, вымысел, небылица, ложь, какая-нибудь невероятная история, которой никто не поверит, нечто фантастическое и в то же время очень заманчивое.

Не случайно появилось ироничное выражение: не жизнь, а сказка! Иными словами – этого не может быть!

Сказки, как правило, о животных, растениях, предметах, бывают самые разные – волшебные, фантастические, мифологические, былинные, исторические, новеллистические (бытовые), даже докучные, бесконечные, а также плутовские, авантюрные, социально-сатирические…

А уж о многообразии сказочных персонажей и говорить не приходится. Кого только не встретишь в сказках! Это и самые разные невиданные звери, и необычные люди, и мифические существа, и колдуны, и властители природы – Солнце, Мороз, Ветер, водяные и морские цари…

Для чего народ придумывал сказки?

Очевидно, для того, чтобы с помощью непостижимых с точки зрения реальной жизни действий и поступков персонажей тонко и ненавязчиво высмеять человеческие недостатки, слабости и пороки.

А свет, красота и тепло, исходящие от итальянских сказок, дарят чувство уверенности в том, что справедливость всегда восторжествует над бесчестьем, добро – над злом.

И счастливый конец в большинстве сказочных историй – это сбывшаяся мечта о том, что достойный человек непременно будет вознагражден счастьем.

Есть в итальянских сказках и одна особенность.

Почти всюду непременным ее персонажем предстает un Re – царь. Но здесь это не король, государь, монарх или верховный правитель земли, народа или государства в привычном понимании.

Итальянские литературоведы отмечают, что в народных сказках Италии этим словом, пусть даже написанным с заглавной буквы, обозначен отнюдь не правитель могущественной страны, а только богатый горожанин или владелец большого хозяйства, имения – un padrone. Вот почему другие сказочные персонажи легко и без задержек переходят от одного Re к другому – просто в соседний город или село – и всегда готовы жениться на их дочерях.

Книга, которую вы держите в руках, предлагает читателю окунуться в волшебный мир итальянских народных сказок, персонажи которых, конечно же, не всегда похожи на русских сказочных героев, но тем и привлекательны – самобытностью, своеобразием, красочностью.

В сборнике представлены сказки разных регионов Италии.

И. Константинова

Nerone e Berta

Questa Berta era una povera donna che non faceva altro che filare,[1] perché era una brava filatrice.

Una volta, strada facendo,[2] incontrò Nerone, imperatore romano, e gli disse:

– Che Dio ti possa dare tanta salute da farti campare mille anni!

Nerone, che nessuno lo poteva vedere tant’era boia,[3] restò di stucco[4] a sentire che c’era qualcuno che gli augurava di campare mille anni, e rispose:

– E perché mi dici così, buona donna?

– Perché dopo uno cattivo ne[5] viene sempre uno peggiore.

Nerone allora le fece:[6]

– Be’, tutto il filato che farai da adesso a domani mattina, portamelo al mio palazzo. – E se ne andò.

Berta, filando, diceva tra sé: «Che ne vorrà fare di questo lino che filo? Basta che domani quando glielo porto non lo usi[7] come corda per impiccarmi alla forca! Da quel boia, c’è da aspettarsi di tutto!»[8]

Ecco che la mattina, puntuale, si presenta al palazzo di Nerone.

Lui la fa entrare, si fa dare tutto il lino che aveva filato, poi le dice:

– Lega un capo del gomitolo alla porta del palazzo e cammina fino a che è lungo il filo. – Poi chiamò il maestro di casa e gli disse: – Per quanto è lungo il filo, la campagna di qua e di là della strada, è tutta di questa donna.

Berta lo ringraziò e se ne andò tutta contenta.

Da quel giorno in poi non ebbe più bisogno di filare perché era diventata una signora.[9]

Quando la cosa si seppe per Roma, tutte le donne che avevano da mettere insieme il pranzo con la cena,[10] si presentarono a Nerone sperando anche loro in un regalo come quello che aveva fatto a Berta.

Ma Nerone rispondeva:

– Non è più il tempo che Berta filava.[11]

(Roma)

Le domande da rispondere

1. Chi incontrò Berta?

2. Che cosa donò la filatrice all’imperatore?

3. Cosa le donò Nerone?

4. Che augurio fece la filatrice?

5. Quale espressione diventò un proverbio?

La bella Venezia

С’era una mamma e una figlia, che tenevano una locanda nobile, dove si fermavano il Re e i Principi di passaggio.[12] La locandiera si chiamava la Bella Venezia, e mentre i viaggiatori sedevano a tavola attaccava discorso:[13]

– Da che paese venite?

– Da Milano.

– E ne avete vista una più bella di me, a Milano?

– No, bella più di voi[14] non ho visto nessuna.

Poi si facevano i conti:[15]

– Sarebbero dieci scudi, ma voi datemene cinque[16], – diceva la Bella Venezia, perché a ognuno che le diceva di non aver mai visto una più bella di lei, faceva pagare la meta.

– Da dove venite?

– Da Torino.

– E ce n’e qualcuna più bella di me, a Torino?

– No, più bella di voi non ne ho mai viste.

Poi, al momento di fare i conti:

– Sarebbero sei scudi, ma voi datemene tre.

Un giorno, la locandiera stava chiedendo come al solito a un viaggiatore:

– E l’avete mai vista, una più bella di me? – quando per la sala passò sua figlia. E il viaggiatore rispose:

– Sì che l’ho vista.

– E chi è?

– Vostra figlia, è.

Quella volta, la Bella Venezia, nel fare i conti:

– Sarebbero otto scudi, – disse, – ma voi datemene sedici.

La sera la padrona chiamò lo sguattero:

– Va’ in riva al mare, costruisci una capanna con solo una finestrella piccola piccola, e chiudici dentro mia figlia.

Così la figlia della Bella Venezia stava rinchiusa notte e giorno in quella capanna in riva al mare, sentiva il rumore delle onde ma non poteva veder nessuno, tranne lo sguattero che ogni giorno veniva a portarle pane e acqua. Ma pur rinchiusa là dentro, la ragazza diventava ogni giorno più bella.

Un forestiero passando a cavallo sulla riva del mare vide quella capannina tutta chiusa e s’avvicinò. Mise l’occhio al finestrino e vide nel buio quel viso di fanciulla, il più bello che avesse mai visto.[17] Un po’ impaurito, spronò il cavallo e corse via.

Alla sera, si fermò alla locanda della Bella Venezia.

– Da che paese venite? – gli chiese la locandiera.

– Da Roma.

– Avete visto mai una più bella di me?

– Sì che l’ho vista, – disse il forestiero.

– E dove?

– Chiusa in una capanna in riva al mare.

– Ecco il conto: fa dieci scudi ma da voi ne voglio trenta.

La sera, la Bella Venezia chiese allo sguattero:

– Senti, mi vuoi sposare?

Allo sguattero non pareva vero di poter sposare la padrona[18].

– Se mi vuoi sposare, devi prendere mia figlia, portarla nel bosco e ammazzarla. Se mi riporti i suoi occhi e una bottiglia piena del suo sangue, io ti sposo.

Lo sguattero voleva sì[19] sposarsi la padrona, ma d’ammazzare quella ragazza bella e buona non se la sentiva.[20] Allora portò la ragazza nel bosco e l’abbandonò, e per portare gli occhi e il sangue alla Bella Venezia, ammazzò un agnellino che è sangue innocente. E la padrona lo sposò.

La ragazza, sola nel bosco, pianse, gridò, ma nessuno la sentiva. Verso sera vide laggiù un lumino: s’avvicinò, senti parlare molta gente, e piena di paura si nascose dietro un albero.

Era un luogo roccioso e deserto, e dodici ladroni s’erano fermati davanti a una pietra bianca.

Uno di loro disse:

– Apriti, deserto! – e la pietra bianca s’aperse come un uscio e dentro c’era illuminato come un gran palazzo. I dodici ladroni entrarono e l’ultimo disse:

– Chiuditi, deserto! – e la pietra si richiuse alle sue spalle.

La ragazza nascosta dietro l’albero stette ad aspettare. Dopo un po’ una voce di dentro disse:

– Apriti, deserto! – La porta s’aperse, e i dodici ladroni uscirono in fila, fino all’ultimo che disse:

– Chiuditi, deserto!

Quando i ladroni si furono allontanati, la ragazza andò alla pietra bianca e disse:

– Apriti, deserto! – e le si aprì la porta illuminata. Entrò e disse: – Chiuditi, deserto!

Dentro c’era una tavola apparecchiata per dodici, con dodici piatti, dodici pani e dodici bottiglie di vino. E in cucina c’era uno spiedo con dodici polli da arrostire.[21] La ragazza fece pulizia dappertutto, rifece i dodici letti, fece arrostire i dodici polli. E siccome aveva fame mangiò un’ala ad ogni pollo, rosicchiò un cantuccio d’ogni pane, e bevve un dito di vino[22] da ogni bottiglia.

Quando sentì che tornavano i ladroni, si nascose sotto un letto. I dodici banditi, a trovar tutto pulito, i letti rifatti, i polli arrostiti, non sapevano cosa pensare. Poi videro che a ogni pollo mancava un’ala, a ogni pane un cantuccio, a ogni bottiglia un dito di vino, e dissero:

– Qui dev’essere entrato qualcuno.

E decisero che l’indomani uno di loro sarebbe rimasto a far la guardia.

Restò il più piccolo dei ladroni, ma si mise a far la guardia[23] fuori, e intanto la ragazza uscì di sotto al letto, rassettò tutto, mangiò le dodici ali di pollo, i dodici cantucci di pane e bevve le dodici dita di vino.

– Non sei buono a niente![24] – disse il capo quando tornando vide che la casa era stata di nuovo visitata,[25] e mise di guardia un altro.

Ma anche questo rimase fuor dalla porta, mentre la ragazza era dentro, e cosi, dandosi dello stupido ogni volta, tutti i ladroni provarono a far la guardia per undici giorni di seguito,[26] e non scoprirono la ragazza.

Il dodicesimo giorno, volle montar di guardia il capo e invece di[27] starsene fuori, rimase dentro, e vide la ragazza uscir di sotto al letto. L’agguantò per un braccio:

– Non aver paura, – le disse, – giacché ci sei, stacci.[28] Ti tratteremo come una sorellina.

Così la ragazza restò coi ladroni e faceva loro tutti i servizi, e loro le portavano ogni sera gioielli, monete d’oro, anelli e orecchini.

Il più piccolo dei ladroni amava vestirsi da gran signore per fare le sue rapine, e fermarsi alle meglio locande. Così una sera andò a mangiare dalla Bella Venezia.

– Da dove venite? – gli chiese la locandiera.

– Dal fondo del bosco, – disse il ladrone.

– E avete mai visto una più bella di me?

– Sì che l’ho vista, – disse il ladrone.

– E chi è?

– È una ragazza che abbiamo con noi.

Così la Bella Venezia capì che sua figlia era ancora viva.

Alla locanda veniva ogni giorno a chieder l’elemosina una vecchia, e questa vecchia era una strega. La Bella Venezia le promise metà delle sue ricchezze se riusciva a trovare sua figlia ed ammazzarla.

Un giorno la ragazza, mentre i ladroni erano via, stava cantando alla finestra, quando passò una vecchia che disse:

– Vendo spille! Vendo spille! Bella ragazza, mi fai salire? Ti faccio vedere uno spillone per il capo che è una meraviglia!

La fece salire, e la vecchia, con l’aria di mostrarle[29] come le stava bene uno spillone nei capelli, glielo ficcò nel cranio.

La ragazza morì.

Quando tornarono i ladroni e la trovarono morta, scoppiarono tutti in lagrime, pur col cuore peloso[30] che avevano. Scelsero un grande albero dal tronco cavo e la seppellirono nel tronco.

Il figlio del Re andava a caccia. Sentì i cani abbaiare, li raggiunse; erano tutti a raspare con le zampe sul tronco di un albero.

Il figlio del Re ci guardò dentro e trovò una bellissima ragazza morta.

– Se tu fossi viva, ti sposerei,[31] – le disse il figlio del Re, ma anche morta non posso staccarmi da te.

Suonò il corno, radunò i suoi cacciatori, e la fece portare a palazzo reale. La fece chiudere in una ul, senza che la Regina sua madre ne sapesse e passava la giornata in quella ul, a contemplare la bella morta.

La madre, insospettita, entrò nella ul all’improvviso.[32]

– Ah! E’ per questo che non volevi uscire! Ma è morta! Che te ne fai?[33]

– Morta o non morta, non so vivere lontano da lei![34]

– Almeno falla pettinare![35] – disse la Regina, e fece chiamare il Real Parrucchiere.

Il Real Parrucchiere cominciò a pettinarla, e gli si ruppe il pettine. Prese un altro pettine e gli si ruppe anche quello. Così, uno dopo l’altro, ruppe sette pettini.

– Ma cos’ha in testa questa ragazza? – chiese il Real Parrucchiere. – Voglio guardarci. – E toccò una capocchia di spillone. Tirò piano piano, e man mano che tirava lo spillone, la giovane ripigliava i colori[36], e aperse gli occhi, sospirò, respirò, disse:

– Oh! – e s’alzò in piedi.

Si fecero le nozze. Tavolate anche per le vie.[37] Chi voleva mangiare mangiò e chi non voleva non mangiò.

  • Ah Signore!
  • Una gallina a ogni peccatore!
  • A me che sono peccatoraccio,[38]
  • Una gallina e un gallinaccio!
(Abruzzo)

Le domande da rispondere

1. Perché la bella Venezia volle uccidere la sua figllia?

2. Cosa fece lo sguattero?

3. Cosa egli portò alla bella Venezia per dimostrare che ebbe eseguito il suo ordine?

4. Cosa dissero i ladroni dopo aver trovato nella loro tana una bella ragazza?

5. Cosa faceva la ragazza per i ladroni?

6. Come era tolto l’incantesimo?

Lo sciocco senza paura

Un uomo aveva un nipote che era stupido: non capiva niente ma non aveva paura di nulla. Quell’uomo partì e lasciò detto[39] al nipote che stesse attento ai ladri, che non portassero via la roba di casa. E lui:

– Che sono questi ladri? Che cos’è questa roba di casa? Io non ho paura di niente.

Vengono i ladri, gli dicono:

– Cosa fai qui, ragazzo? Noi dobbiamo rubare.

– E be’, e con ciò?[40] E rubate pure, chi ve lo impedisce? Credete che io abbia paura? – e li lasciò rubare tutto.

Torna lo zio e vede la casa svaligiata. Dice al nipote:

– Hai fatto venire i ladri?[41]

– Io? Io ero qui sulla porta. Sono venuti i ladri. Hanno detto: «Che fai qui? Dobbiamo rubare». «E chi ve lo impedisce?», gli ho detto, «guarda che tipi!» e loro hanno rubato. Io non c’entro.[42]

L’uomo pensò che aveva un fratello prete, che avrebbe potuto educarlo meglio.

– Devi andare da tuo zio prete, – gli disse.

– Che cos’è questo zio prete? Io non conosco zii preti, io non conosco nessuno, se vogliamo andare dallo zio prete su, andiamoci!

Lo zio prete la prima sera gli disse:

– Stasera devi andare a spegnere i lumi in chiesa.

E il nipote:

– Cosa sono questi lumi? Che cos’è questa chiesa? Io non conosco lumi, io non conosco chiesa; andrò dove volete, non ho paura di niente.

Lo zio aveva detto al sacrestano che mentre il nipote spegneva i lumi calasse un corbello pieno di candele e dicesse:

– Chi vuol vedere il Regno dei Cieli, venga qui dentro.

Il nipote vede il corbello, sente la voce e dice:

– Che cieli, che cieli, io non conosco cieli, aspettatemi che vengo.

Prende un coltello e taglia la fune. Il sacrestano tira e gli rimane la fune in mano.

La sera dopo lo zio prete comandò al sacrestano che si mettesse in una bara e si fingesse morto per poi far paura al nipote.

– Questa sera vai a vegliare un morto, – disse al ragazzo.

– Che cos’è questo morto? Che cos’è questo vegliare? Io andrò in tutti i posti.

E andò in chiesa a vegliare il morto. C’era un lumicino fioco fioco vicino al morto, e tutto il resto buio. Il morto comincia ad alzare una gamba. Il ragazzo lo guarda e non si fa né in qua ne in là.[43]

Il morto alza la testa, e il ragazzo sbadiglia. Allora il morto dice:

1 non faceva altro che filare – только и делала, что пряла
2 strada facendo – по дороге
3 tant’era boia – такой был душегуб
4 restò di stucco – остолбенел, застыл от удивления
5 О значении этого и другого такого же маленького слова – ci – можно узнать много интересного на сайте: http://www.ciao-italy.ru/grammatika/italyanskie-ci-i-ne-mestoimeniya-i-narechiya.html.
6 Глагол fare нередко используется в значении «сказать».
7 Basta che domani quando glielo porto non lo usi – Лишь бы завтра, когда принесу ему, не использовал для того, чтобы повесить меня
8 c’è da aspettarsi di tutto – можно ожидать всего, что угодно
9 era diventata una signora – стала госпожой
10 avevano da mettere insieme il pranzo con la cena – соединяли обед с ужином, иначе говоря, едва сводили концы с концами
11 Non è più il tempo che Berta filava. – Не те уже времена, когда Берта пряла. (Это выражение вошло в поговорку.)
12 di passaggio – проездом
13 attaccava discorso – заводила разговор
14 Местоимение voi в прошлом использовалось вместо дружеского местоимения tu при обращении к человеку, не вызывавшему доверия. В наши дни оно вышло из употребления и сохранилось только в литературных диалогах, в драматических произведениях, сказках, а также в коммерческой корреспонденции, чтобы подчеркнуть официальный тон разговора.
15 Poi si facevano i conti. – Потом стали рассчитываться.
16 ma voi datemene cinque – но вы мне дайте пять
17 il più bello che avesse mai visto – самое прекрасное, какое когда-либо видел
18 non pareva vero di poter sposare la padrona – не верилось, что можно жениться на хозяйке
19 Утвердительная частица заменяет в данном случае слова «конечно же».
20 non se la sentiva – не был готов убить
21 dodici polli da arrostire – двенадцать куриц для того, чтобы зажарить их
22 un dito di vino – немного вина
23 far la guardia – сторожить
24 Non sei buono a niente! – Ни на что-то ты не годишься!
25 era stata di nuovo visitata – в доме опять кто-то побывал
26 di seguito – подряд
27 invece di – вместо того, чтобы…
28 giacché ci sei, stacci – раз уж ты здесь, оставайся
29 con l’aria di mostrarle – притворившись, будто хочет показать ей
30 pur col cuore peloso – хоть и с недобрыми сердцами
31 Se tu fossi viva, ti sposerei. – Будь ты жива, женился бы на тебе.
32 all’improvviso – неожиданно
33 Che te ne fai? – Что тут поделаешь?
34 non so vivere lontano da lei – не могу жить без нее
35 Almeno falla pettinare! – По крайней мере, вели причесать ее!
36 ripigliava i colori – порозовела, ожила
37 Tavolate anche per le vie. – Застолье устроили и на улицах.
38 peccatoraccio – большой, очень нехороший грешник (суффикс accio имеет оттенок уничижения)
39 lasciò detto – сказал
40 E be’, e con ciò? – Ну и что?
41 Hai fatto venire i ladri? – Ты впустил воров?
42 Io non c’entro. – Я тут ни при чем.
43 non si fa né in qua ne in là – и ни с места
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